Le notizie dall’Egitto non sono delle migliori. La manifestazioni di ieri in tutto il paese hanno portato a 10 morti e quasi 500 feriti.
A riferirlo e’ il ministero della sanità egiziano. Otto delle vittime sono state uccise a Suez mentre manifestavano in occasione del secondo anniversario della rivoluzione egiziana. ( Qui trovate anche un’intervista realizzata ieri da Elisa Gianni. Ci ha chiesto di ricordare che cosa accadeva 2 anni fa nelle strade del Cairo e non e’ stato difficile ricordare i particolari) Il presidente egiziano Mohamed Morsi ha, nel frattempo, riunito il Consiglio di difesa nazionale per esaminare gli atti di violenza di ieri, e ha inviato le sue condoglianze alle famiglie delle vittime.
Oggi vedremo che cosa accade. E’ gia’ arrivato l’atteso verdetto sulla strage dello stadio di Port Said. La corte d’assise di Port Said ha chiesto la condanna a morte per 21 dei 73 imputati nel processo per il massacro allo stadio di Port Said. Il 9 marzo verrà pronunciata la condanna definitiva, ha annunciato il presidente della corte.
Questo servira’ a calmare gli ultras, dicono veloci i commenti dei nostri quotidiani. Io penso che gli ultras terranno invece alta l’attenzione almeno fino al 9 marzo. Abbiamo gia’ visto che le sentenze sono state spesso ribaltate.
Chiudo questo breve, ma necessario aggiornamento, condividendo con voi alcuni pensieri nati solo ieri sera tardi, quando ho chiuso la giornata leggendo questa Inchiesta di Repubblica sull’avanzata dei Fratelli Musulmani in Italia.
Nella giornata in cui si sapeva che l’opposizione egiziana (quella che amiamo chiamare sui giornali laica, ma che da sempre ho preferito chiamare su posizioni laiche) avrebbe mostrato la sua forza, non sarebbe stato forse interessante cercare di descrivere di chi parliamo, di questo mondo eterogeneo e complesso che sfugge ai trafiletti dedicati all’Egitto, alle 30 righe nelle quale stringere tutto, classificando tra buoni e cattivi?
E poi ci fa davvero cosi’ tanta paura il fruttivendolo egiziano che ha appeso alla parete del suo negozio una citazione del Corano? Ci fa la stessa paura vedere un calendario della Madonna di Pompei o un crocifisso che ricorda la religione che diciamo di professare?
La notizia del pezzo poi quale sarebbe? Che la Fratellanza Musulmana crea nei negozi dei fruttivendoli le proprie basi per conquistare il nostro paese?
Come al solito faccio, ahime’, molta fatica a seguire questi articoli che mi sembrano contenere e amplificare stereotipi che da questa parte del Mediterraneo continuiamo a coltivare anche nel 2013. I Ragazzi di Piazza Tahrir sono nati anche per cercare di raccontare quanto e’ complesso l’Egitto, la Fratellanza, la popolazione locale, le correnti politiche e ideologiche. Continuiamo quindi su questa strada, senza tapparci gli occhi ( chi ci segue con costanza sa quanto spazio staimo dedicando al problema della liberta’ di informazione ed espressione), ma raccontando anche le storie di quelli che Paola Caridi chiama da quasi un decennio gli Arabi Invisibili.