Abbiamo seguito le sue vicende ancora prima della nascita di questo blog, Molto prima, circa una decina di anni prima quando iniziava a nascere quella blogosfera egiziana dove si sono fatti spazio gli attivisti anti-Mubarak. Prima di conoscere Alaa abbiamo infatti incontrato Manaala, un blog capace di aggregare altri diari virtuali carbonari e creare uno spazio virtuale di discorso libero. 

Sembra un’epoca fa. Da allora Alaa è andato in carcere almeno 4 volte. Ha dato fastidio a tutti. A Mubarak, a Morsi, ai generali al fianco di  Al-Sisi che proprio pochi mesi dopo essere tornati al potere lo hanno arrestato, accusandolo di aver partecipato a una manifestazione anti regime che non aveva ottenuto la “necessaria” autorizzazione da parte del regime. 

Alaa con il figlio Khaled Alaa finalmente insieme a casa

Alaa, intellettuale proveniente da una famiglia di attivisti che si sono visti .. tutti, uno alla volta…dietro le sbarre.  Con le spalle al muro. A partire da suo padre, una delle voci più critiche nei confronti di Mubarak. E’ proprio mentre lui era in carcere che Alaa venne alla luce. Ed è proprio mentre Alaa era in carcere che suo figlio venne alla luce. E venne chiamato Khaled Alaa, in onore di Khaled Said, il giovane cibernauta di Alessandria che venne picchiato a morte da due poliziotti. Il casus belli dello scoppio della rivoluzione di piazza Tahrir. 

Anche la famiglia di Manal, la moglie, si è sempre data da fare. Ricordate il nostro Bahey elDin Hassan? Beh, il suocero di Alaa è certamente uno dei nonni degli attivisti per i diritti umani in Egitto.

La notizia della liberazione di Alaa è stata causa di festeggiamento per molti … ma non a lungo. Poco dopo la notizia che Alaa per i prossimi 5 anni non potrà dormire a casa, visto che dalle 18 alle 6 dovrà essere ancora in compagnia dei secondini. Qualcosa di assurdo, anche solo da pensare.