Cari colleghi del Manifesto, ma siete sicuri che il povero Giulio Regeni fosse – da vivo- un vostro collaboratore che scriveva con pseudonimo come avete detto , ridetto e mai smentito?
Ve lo chiedo perché in questi giorni ci sono diversi dettagli che non tornano sulla narrazione di questa tragedia che ha coinvolto una famiglia alla quale vanno le nostre più sentite condoglianze.
Ma procediamo con ordine.
Volendo capire di che cosa si occupava Giulio, siamo andati a cercarci i suoi scritti. Conoscendo bene le firme che scrivono di Egitto, non sarebbe stato difficile individuare lo pseudonimo. Sul sito del Manifesto non abbiamo trovato nulla. Sul web però abbiamo trovato un articolo, pubblicato dal Sito del Corriere.it e descritto come il primo del ricercatore italiano in Egitto. Compare ora con il suo nome e non riporta la data di pubblicazione originale. Nel giro di qualche ora viene ripreso da tutti i siti di informazione come il primo articolo di Giulio. Effettivamente parla dei sindacati, proprio come l’articolo pubblicato- postumo- dal Manifesto del 5 febbraio e descritto come l’ultimo reportage di Giulio.
Nella speranza di poter leggere anche gli altri suoi articoli, abbiamo allora chiamato la redazione per farci indicare gentilmente le date dell’originale pubblicazione sotto pseudonimo. Non abbiamo trovato nessuna collaborazione. Ci hanno detto che i pezzi sono stati tolti dal web e che le date di pubblicazioni non le sapevano. Ci confermano l’uso di pseudonimi sempre diversi e la pubblicazione, da parte di Giulio, di articoli a 4 mani.
Decidiamo di arrangiarci, andando alla fonte diretta, ovvero la carta. Allora andiamo in archivio, prendiamo le versioni cartacee del Manifesto tra le mani e sfogliamo a ritroso tutte le edizioni: dal gennaio 2016. Le firme che si trovano in articoli che parlano di Egitto sono quasi sempre quelle di Giuseppe Acconcia e, raramente, Chiara Cruciati e Michele Giorgio. Tutte e tre persone vere, nessuno pseudonimo. Su questo mettiamo le mani sul fuoco.
C’è un solo articolo articolo che non è scritto da loro ed è quello del 3 luglio 2015, firmato da due firme non consuete del Manifesto. Ma il 3 luglio Giulio non era neanche in Egitto, quindi sembra strano che possa essere stato lui.
Caso vuole però che questo articolo è lo stesso pubblicato dal Corriere.it e descritto come il primo del ricercatore italiano in Egitto.
Lo pseudonimo di Giulio deve quindi essere uno di questi due. Ma in realtà, basta prendere tra le mani questo articolo e mettere in rete il nome dei due autori che si capisce che non si tratta di nessun pseudonimo, ma di persone che firmano con il proprio nome.
Da tutto questo deduciamo che Giulio non ha mai scritto sulle vostre pagine, sbagliamo?
Qualora fosse così, sarebbe inutile manifestare la grande amarezza e il grande disprezzo per questo modo di fare giornalismo nel quale non ci rivediamo e non ristroviamo il Manifesto.
Sdegno rivolto anche a quanti hanno ripubblicato quello che è stato descritto il primo presunto articolo di Giulio sulle pagine del Manifesto senza preoccuparsi di verificare la fonte della notizia, nè ricercare la versione originale.
Avrebbero subito capito che non è così.