C’è un flusso di notizie che, dall’Egitto, continua ad arrivarci, facendoci male. Ferendoci, facendoci pensare a quello che passa un Pese che, inspiegabilmente, amiamo.
Un flusso di notizie dove confluiscono i numerosi articoli di cronaca sulla tragedia dell’areo russo che abbondano sui nostri quotidiani, ma anche notizie di cui – in italiano – non si trova una riga neanche su internet.
Come l’arresto di Hossam Bahgat, uno dei migliori giornalisti investigativi egiziani, da sempre un noto ed efficiente attivista per i diritti umani. Un amico di lunga data. L’ennesimo che finisce dietro le sbarre, in un Paese che sembra aver dichiarato guerra ai suoi talenti, visto che anche lo scritto Ahmed Nagy (tradotto anche in italiano dal Sirente) deve ora fare i conti con la censura.
Hossam aveva riportato del processo militare segreto contro 26 ufficiali accusati di aver organizzato un golpe contro Al-Sisi E lo aveva fatto sulle pagine di Mada Masr (e qui potete leggere il suo articolo) , attualmente il miglior portale di informazione sull’Egitto. Una rivista virtuale in inglese ancora capace di fare informazione, senza cadere nella propaganda.
Nel reportage, dal titolo “Un golpe colto in flagrante”, Bahgat snocciola i nomi di alcuni dei più noti rappresentanti delle forze armate del paese coinvolti nella pianificazione di un colpo di stato e condannati dal tribunale militare: tra loro spicca il nome del Maggiore Momen Mohamed Saeed Abdel Aty, fratello del generale Ragai Saeed, uno dei più importanti e anziani militari del paese. Secondo i dati raccolti dal giornalista, avrebbero dovuto partecipare al golpe anche alcuni noti rappresentanti dei servizi di intelligence militare.
Notizie che fanno tremare la stabilità del governo al-Sisi, sempre attento a nascondere ogni limitazione delle libertà fondamentali del paese spacciandole per “attentati alla sicurezza nazionale”.
Notizie che fanno venire le lacrime agli occhi a chi Hossam lo conosce, conosce il suo impegno civico, i valori che animano la sua professione. Un lavoro che è un tutt’uno con la sua vita, quella di una brillante mente egiziana che in questo “nuovo Egitto” fatica a trovare aria pure da respirare.
E ci dispiace. Per l’amico Hossam, e per l’Egitto intero. Un paese che non facendo il minimo sforzo per includere tutte le sue anime all’interno del discorso politico … cerca affannosamente una stabilizzazione che non ha alcun requisito per essere duratura.